Se le GIF sono state inventate nel 1987 perché il picco di massimo splendore è stato raggiunto solo negli ultimi anni?
Le persone consumano sempre più contenuti visuali (inaspettato eh?).
Lo dice la scienza: il nostro cervello elabora il significato di un’immagine 60.000 volte più velocemente rispetto a un contenuto testuale, e questo è un fatto noto da sempre a chi si occupa di comunicazione e advertising.
Nel contesto attuale però questo diventa ancora più importante, perché ognuno di noi si imbatte, ogni giorno, in una quantità di contenuti sempre maggiore: negli anni ‘70 il consumatore medio era esposto a circa 500 messaggi al giorno, nel 2006 a circa 5.000, nel 2015 questo numero era salito fino a 10.000 messaggi. E stiamo parlando solo di messaggi pubblicitari.
La battaglia per l’attenzione non va però solo combattuta con i messaggi degli altri brand, ma anche con i contenuti condivisi dai nostri amici, dai familiari, dai publisher e da migliaia di Facebook Page e account Instagram che ci fanno scrollare i loro feed all’infinito con foto di gattini o meme su Greta e Trump.
Tutte le principali piattaforme social stanno evolvendo verso una direzione sempre più visiva, sia nel modo in cui vengono distribuiti i contenuti, sia relativamente agli strumenti che permettono di crearne (cosa sarebbero ormai le Stories senza stickers).
Le GIF hanno 3 caratteristiche che le rendono uno strumento perfetto – anche per i brand – in questo contesto:
– la loro efficacia nel comunicare l’identità del brand;
– la loro capacità di raccontare una storia (AKA storytelling);
– l’impatto emotivo che riescono ad avere su chi le vede.
Insomma, le GIF sono un formato estremamente versatile ed efficace, se usate correttamente: sono abbastanza facili e dirette da funzionare anche in un contesto in cui la soglia di attenzione è sempre minore e permettono ai brand non solo di partecipare alle conversazioni, ma di esserne parte a tutti gli effetti: indossiamo brand, mangiamo e beviamo brand, e – anche con le GIF – parliamo con il linguaggio dei brand.