Paura di Essere tagliati fuori / La paura di perdere il treno

Nell’ultimo periodo il termine FOMO * viene utilizzato anche in relazione ai mercati finanziari e di Criptovalues.

In breve… se la motivazione che spinge l’utente che entra sul mercato è quella di non rimanere fuori da possibili guadagni il rialzo è destinato a finire presto.

Google Trend ci può aiutare a capire in anticipo se si sta verificando un effetto FOMO, in merito ad un particolare fenomeno?

La risposta è sì.

Al mondo d’oggi, dove i social stanno diventando “parte integrante” della nostra vita, risulta logico che Internet sia diventato una miniera preziossima di dati per chi analizza gli “indicatori comportamentali” delle masse nel mondo reale. E i mercati, sociologicamente parlando, sono da sempre un’eccellente cartina di tornasole.

* L’acronimo è stato coniato qualche anno fa per descrivere un disordine psicologico causato dall’uso troppo frequente della tecnologia. Lo scienziato sociale Andrew Przybylski dell’università di Oxford è stato il primo, insieme a ricercatori dell’Università della California, di Rochester e di Essex a dare una definizione completa della FOMO: “il pensiero costante che gli altri stiano facendo qualcosa di più interessante di quello che stiamo facendo noi. E che ci stiamo perdendo qualcosa.”

dott. Alberto Bellomo
Marketing Manager – MT Promozione

Verso obiettivi maggiori.

E’ usata come formula di augurio verso persone che hanno ottenuto dei successi e che puntano a cose più grandi.

dott. Alberto Bellomo
Marketing Manager – MT Promozione

“Camminare per le montagne, scalarle, conoscerle nel loro profondo. E’ tutto questo, un’oceano di saggezza, un modo per guardarsi allo specchio e riuscire alla fine a capire se stessi.

L’essere umano vive in citta’, mangia senza fame, beve senza sete, si stanca senza che il corpo fatichi, rincorre il proprio tempo senza raggiungerlo mai.

E’ un essere imprigionato, una prigione senza confini dalla quale e’ quasi impossibile fuggire.

Alcuni esseri umani pero’ a volte hanno bisogno di riprendersi la loro vita, di ritrovare una strada maestra.

Non tutti ci provano, in pochi ci riescono…

Walter Bonatti

dott. Alberto Bellomo
Marketing Manager – MT Promozione

Vorrei vedere meno associazioni ambientaliste e molta più gente comune diventare difensori del bene comune, naturale e non solo.
Vorrei vedere meno fondamentalismo ecologico e molta più purezza e gentilezza d’animo. Difendere l’ambiente non significa ingabbiare la Terra in una riserva intoccabile. Il montanaro deve poter rimanere tale, un pastore, un agricoltore, un pescatore, un cacciatore, un biker, un alpinista, devono poter coltivare i propri interessi all’interno di confini chiari e di prese di coscienza competenti e appassionate.
Probabilmente CONOSCENZA, CONSAPEVOLEZZA E ASCOLTO sono i principali elementi su cui basare tutto, anche la difesa ambientale. La soluzione è culturale e bisogna partire dalla famiglia: ritorniamo a stare in ascolto, magari seduti in un bosco o alla base di un torrente. Viviamo la vita e la natura invece di farcela raccontare: diventeremo persone più vive e longeve.

Simone Moro

Pater noster qui es in caelis,
santificetur nomen tuum,
adveniat regnum tuum,
fiat voluntas tua, sicut in caelo et in terra.
Panem nostrum quotidianum da nobis hodie,
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris,
et ne nos inducas in tentationem,
sed libera nos a malo.

dott. Alberto Bellomo
Marketing Manager – MT Promozione

Secondo il gesuita Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955), geologo e paleontologo, la felicità dell’uomo è inscritta nella vita del mondo e si armonizza nella sapienza e nel ritmo della creazione.

La felicità piena può essere vissuta attraverso la creatività, l’amore e l’adorazione.

Nel 1942, quando Teilhard de Chardin era esiliato in Oriente, scrive una meditazione sulla felicità, tradotta in italiano per la prima volta nel 1970 in un volume che è difficile trovare in commercio: “Il Gesuita proibito – Vita ed opere di P. Teilhard de Chardin, Giancarlo Vigorelli (a cura di), Il Saggiatore, 1970. Gli uomini, secondo il gesuita, si dividono in tre gruppi che partono per scalare una montagna…

Di seguito, uno dei brani più suggestivi:

Immaginiamo un gruppo di escursionisti partiti per una vetta difficile (…) possiamo immaginarci il gruppo diviso in tre.
Alcuni rimpiangono di avere lasciato l’albergo (poi) decidono di tornare indietro.
Altri non sono dispiaciuti per la partenza. Il sole brilla, la vista è bella. Ma perché salire più in alto? Non è meglio godersi la montagna dove ci si trova, in mezzo ai prati o nel bosco? E si sdraiano sull’ erba o esplorano i dintorni, aspettando l’ora del pic-nic.
Gli ultimi, infine, i veri scalatori, non staccano gli occhi dalle cime che hanno deciso di raggiungere. E ripartono in avanti.

Degli stanchi, dei buontemponi, degli ardenti. Tre tipi di Uomo, che ciascuno di noi porta in germe nel profondo di sé stesso, e fra i quali, da sempre, si divide l’Umanità che ci circonda.”

1) Degli stanchi (o dei pessimisti), per cominciare
Per questa prima categoria d’uomini, esistere è uno sbaglio o un fallimento. Siamo malamente impegnati, e di conseguenza si tratta di abbandonare il gioco, il più abilmente possibile. Portato allo estrema, e metodicizzato in una dottrina sapiente, questo atteggiamento sfocia nella saggezza hindù, per la quale l’Universo è un’illusione e una catena, o in un pessimismo schopenhaueriano. Ma in modo più smorzato e comune, la stessa disposizione si trova e si rivela in un mare di giudizi pratici che ben conoscete. «Che senso ha cercare?. Perché non si lasciano i selvaggi alloro mondo selvaggio e gli ignoranti alla loro ignoranza? Che cosa vogliono dire la Scienza e la Macchina?… Non si sta meglio stesi che in piedi? Morti, ,invece che coricati?» Tutto questo significa, almeno implicitamente, che è preferibile essere di meno che essere di più; meglio di tutto, non essere affatto.

2) Dei buontemponi (o dei gaudenti)
Per questi uomini della seconda specie, è senz’altro meglio essere che non essere. Ma, stiamo attenti, «essere» prende allora un senso tutto particolare. Essere, vivere, per i discepoli di questa scuola, non è agire, ma godersi il presente. Godere ogni momento e di ogni cosa, gelosamente, senza perdere nulla, e soprattutto senza preoccuparsi di cambiare atteggiamento: in questo consiste la saggezza. Venga pure la sazietà, ci si rivolterà sull’ erba, ci si sgranchirà le gambe, si cambierà posizione. Non si rischia nulla per il futuro, a meno che per un eccesso di raffinatezza, non ci si avveleni godendo del rischio per il rischio, per gustare il piacere di osare o sentire il fremito della paura.
Così è per noi, sotto una forma semplicistica, l’antico edonismo pagano di Epicuro. E non molto tempo fa, nei circoli letterari questa era la stessa tendenza di un Paul Morand, o di un Montherrant o, molto più sottile, di un Gide (quello di Nourritures terrestres), per il quale l’ideale della vita è bere senza mai spegnere (ma piuttosto aumentandola) la propria sete non per riprendere forma, ma preoccupato soltanto di essere pronto a chinarsi) sempre più avidamente, su qualsiasi nuova sorgente.

3) E infine gli ardenti
Qui mi riferisco a quelli per cui la vita è un’ ascensione e una scoperta. Per gli uomini che formano questa terza categoria. non solo è meglio essere che non essere, ma c’è sempre la possibilità – ed è l’unica che interessi – di diventare qualcosa di più. Per questi conquistatori appassionati d’avventure, l’essere è inesauribile – non alla maniera di Gide, come un gioiello dalle mille sfaccettature, che si può girare in tutti i versi senza mai stancarsene, ma come un ,fuoco di calore e di luce, al quale è possibile avvicinarsi sempre più. Si possono canzonare questi uomini, trattarli da ingenui o trovarli noiosi. Ma dopo tutto sono loro che ci hanno fatto, e che preparano la Terra di Domani.

Pessimismo, e ritorno al passato, godimento del presente, slancio verso l’avvenire. Tre atteggiamenti fondamentali, di fronte alla Vita.

E da questo, inevitabilmente, al centro stesso del nostro problema, ecco tre forme contrastanti di felicità:

1) Felicità di tranquillità. Nessuna noia, nessun rischio, nessuno sforzo. Diminuiamo i contatti, limitiamo le necessità – abbassiamo le luci – rientriamo nella nostra conchiglia. L’uomo felice è quello che penserà, sentirà e desidererà di meno.
2) Felicità di piacere, piacere immobile, o più ancora. piacere continuamente rinnovato. Lo scopo della vita non è agire e creare, ma approfittare. Ancora meno sforzo, dunque, o quel tanto necessario per cambiare coppa e liquore. Distendersi il più possibile, come la foglia ai raggi del sole, cambiare posizione a ogni istante per sentire di più: ecco la ricetta della felicità. L’uomo felice è quello che saprà gustare l’istante, che tiene fra le mani nel modo più completo.
3) Felicità di crescita o di sviluppo. Per questo terzo punto di vista. la felicità non esiste né ha valore per se stessa, cioè come oggetto che possiamo inseguire e di cui possiamo impadronirci, ma non è altro che il segno, l’effetto e come la ricompensa dell’azione convenientemente guidata. “Un sottoprodotto dello sforzo» diceva Aldous Huxley. Non basta, dunque come suggerisce il moderno edonismo, rinnovarsi in un modo qualsiasi, per essere felici. Nessun cambiamento beatifica (rende felici) a meno che non si agisca avanzando e in salita”.

“L’uomo felice è dunque colui che, senza cercare direttamente la felicità, trova per di più inevitabilmente la gioia nell’atto di giungere alla pienezza e al punto estremo di se stesso, in avanti”.

dott. Alberto Bellomo
Marketing Manager – MT Promozione

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… per riscoprire la bellezza di essere genitori, al di là di uno schermo…

IL PROBLEMA

Essere genitori e affrontare l’era tecnologica ci pone una sfida: valorizzare le risorse del web e conoscere le insidie e i pericoli che si nascondono dietro gli schermi di casa nostra. Nel corso dell’ultimo decennio, il velocissimo sviluppo informatico e i rapidi progressi tecnologici hanno aggiunto una nuova dimensione ai rapporti interpersonali. Anche in famiglia, dove genitori e figli compiono un percorso parallelo alla scoperta del mondo digitale e delle esperienze di socialità virtuale, con tutte le opportunità correlate, ma anche con tutti i rischi che possono derivare dalla mancanza di competenze. Le nuove generazioni vivano un rapporto con il mondo digitale differente rispetto a quello delle generazioni precedenti, basato su confidenza, immediatezza e velocità e per molti genitori operare su un piano d’azione e di consocenza differenti rispetto ai propri figli è fonte di preoccupazionedubbi ed incertezze.

IL RISCHIO

– tuo figlio vede contenuti non adeguati alla sua età?
– l’iperstimolazione tecnologica a cui è esposto tuo figlio metta a rischio l’attenzione, la memoria e le relazioni sociali?
– di fronte a queste sfide tu sei rimasto indietro?
– il futuro appare ancora più incerto e pericoloso?
– tuo figlio è esposto ai rischi del web; tu non conosci l’argomento, non ti senti adeguato, non sai come comportarti?

LE SOLUZIONI

– mettiti in discussione
– confrontati con esperti e altri genitori come te
– poni domande coraggiose
– includi tuo figlio nella ricerca delle soluzioni possibili

LA NOSTRA PROPOSTA FORMATIVA – EDUCATIVA

un ciclo di 5 incontri per genitori e ragazzi dai 6 ai 14 anni

Esperti in ambito informatico e psico-educativo ti aiuteranno a costruire dei momenti dedicati a te e a tuo figlio nei quali conoscere ed imparare ad utilizzare le nuove frontiere tecnologiche in modo consapevole e responsabile. Uno spunto per valorizzare il ruolo del genitore, per conoscersi meglio, per condividere gioie, dubbi e paure.

OBIETTIVI

– costruire un patto formativo da utilizzare in famiglia
– adottare comportamenti digitali salutari
– conoscere e saper utilizzare gli strumenti di oggi e di domani
– conoscere i valori che regolano le nostre dinamiche familiari
– metterci in gioco con i nostri figli

CONTENUTI

– realtà aumentata
– robotica
– realtà virtuale
– momenti di riflessioni e confronto con e tra genitori

Nei primi 2 incontri i genitori insieme ai propri figli sperimenteranno le nuove frontiere della tecnologia digitale attraverso un approccio innovativo e divertente:
– laboratori di realtà aumentata
– laboratorio di robotica
– laboratorio di realtà virtuale
Nei successivi 3 incontri i figli approfondiranno con l’esperto informatico le tecniche dei laboratori apprese in precedenza; i genitori contemporaneamente si riuniranno nella sala adiacente per affrontare 4 tematiche:
– essere genitori responsabili al tempo dell’iperconnessione;
– i rischi e i pericoli del web;
– contrattare, condividere e costruire le regole di un patto formativo tra genitori e figli;
– le risposte alle domande più coraggiose e impertinenti.

Smartphone e Social sempre più precoci e sempre meno attenzione ai sistemi di protezione. In aumento i casi di cyberbullismo. Diminuisce la già scarsa propensione alla lettura. Uno su quattro non fa alcuna attività sportiva.

L’uso di smartphone e social è sempre più precoce e dilaga già tra i 10 e gli 11 anni, con sempre meno attenzione ai sistemi di protezione. Aumentano i casi di cyberbullismo mentre diminuisce la già scarsa propensione alla lettura.

Un ragazzo su quattro poi non fa alcuna attività sportiva. A questo si aggiunge una emergenza sonno: gli adolescenti vanno a letto tardi, dormono poco, e restano “connessi” anche di notte.

È questa l’allarmante fotografia degli “appena teenagers” che emerge dall’indagine «Adolescenti e Stili di Vita» realizzata da Laboratorio Adolescenza e Istituto di Ricerca Iard.

“Secondo il 53° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, lo smartphone rappresenta un oggetto di culto: icona della disintermediazione digitale”.

Il 25,8% dei possessori dichiara di non uscire di casa senza il caricabatteria al seguito. Oltre la metà (il 50,9%) controlla il telefono come primo gesto al mattino o l’ultima attività della sera prima di andare a dormire (mutazione antropologica)”

“Vero driver dell’innovazione digitale nel nostro Paese e responsabile del superamento del digital divide da parte di un’ampia fetta della società, lo smartphone ha giocato un ruolo da protagonista nella rivoluzione compiuta dal sistema dei media nell’ultima decina d’anni. Oggi rappresenta un oggetto di culto: l’icona della disintermediazione digitale.

Con l’introduzione dell’AR è comparso un nuovo concetto di apprendimento denominato apprendimento aumentato (augmented learning).

Le tecnologie legate alla realtà aumentata stanno progressivamente prendendo piede, mostrando via via potenzialità crescenti nell’ambito della formazione, dell’intrattenimento multimediale, videoludico e non solo. Secondo Mark Zuckerberg, padre del social network Facebook, la Realtà Aumentata (AR) sarà tra breve il futuro della connessione.
Lo sviluppo dei dispositivi portatili (mobile device, siano essi laptop, smartphone o tablet) e delle differenti tecnologie digitali, che collegano il mondo di tutti i giorni con l’informazione virtuale, hanno permesso di realizzare delle Apps di realtà aumentata facilmente disponibili che stanno entrando a far parte del nostro quotidiano e che permettono di fruire di informazioni digitali attraverso la manipolazione di oggetti reali.
La Realtà Aumentata è ormai classificata tra le tecnologie emergenti ed è destinata ad entrare a far parte di un utilizzo collettivo nella vita di tutti i giorni e conseguentemente avrà, nei prossimi 5 anni, uno sviluppo significativo anche nel campo dell’insegnamento e dell’apprendimento.
L’AR ha pertanto, di per sé, un potenziale unico e promettente per unificare le attività del mondo reale e le esperienze digitali, consentendo a tutti gli utenti di impegnare la loro immaginazione e stimolare la creatività. L’utilizzo dell’AR sui dispositivi mobili moderni permette di potenziare e favorire le attività creative del mondo reale, sostenere l’istruzione, e aprire nuove possibilità di interazione. La novità tecnologica portata dall’AR presuppone l’introduzione di rilevanti principi e procedure innovative nel campo educativo e formativo in quanto permette di creare
un nuovo potenziale per l’utilizzo in classe, dal momento che è in grado di accrescere il mondo reale di contenuti formativi e inoltre di creare nuove ed entusiasmanti modalità per gli studenti con la possibilità di interagire e compararsi con l’ambiente circostante.

L’AR, nel processo d’insegnamento, permette di rendere possibile:
– la realizzazione di scenari di vita reale in classe, oltrepassando la descrizione teorica;
– l’abbinamento di informazioni teoriche ad attività pratico-sperimentali anche tramite un metodo più ludico;
– l’apprendere facendo, senza conseguenze reali in caso di errori;
– l’utilizzo di Tag e di etichette (marker) per realizzare link anche visivi, più facilmente condivisibili e comprensibili;
– la modellizzazione di oggetti in svariati scenari;
– la realizzazione e/o l’impiego di progetti e percorsi di fruizione museale/archeologica anche con esperienza immersiva;
– la realizzazione e/o l’utilizzo di materiali librari integrati con la realtà aumentata.

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