Prima di parlare di bias cognitivi, è bene introdurre il concetto di euristiche: escamotage mentali che portano a conclusioni veloci con il minimo sforzo cognitivo, o meglio scorciatoie comode e rapide estrapolate dalla realtà. (2002 Kahneman e Frederick).
I bias cognitivi, invece, sono euristiche inefficaci, pregiudizi astratti che non si generano su dati di realtà, ma si acquisiscono a priori senza critica o giudizio, fondati, su percezioni errate o deformate, su pregiudizi e ideologie.
Di seguito alcuni dei BIAS più comuni.
Bias di conferma
A ciascuno di noi piace essere d’accordo con le persone che sono d’accordo con noi e ciascuno di noi tende ad evitare individui o gruppi che ci fanno sentire a disagio.
Bias di Ancoraggio
O trappola della relatività, è un bias per il quale nel prendere una decisione tendiamo a confrontare solo un insieme limitato di elementi.
Fallacia di Gambler
Un altro bias cognitivo frequente è la cosiddetta fallacia di Gambler, ovvero la tendenza a dare rilevanza a ciò che è accaduto in passato, così che i giudizi attuali siano del tutto influenzati da tali eventi passati.
Bias della negatività
Comporta un’eccessiva attenzione rivolta verso elementi negativi, che vengono anche considerati come i più importanti.
Bias del pavone
(self-enhancing transmission bias): per il quale siamo indotti a condividere maggiormente i nostri successi, rispetto ai nostri fallimenti.
Bias del presente
Nel bias del presente, detto anche hyperbolic discounting, le decisioni vengono prese per ottenere una gratificazione immediata, ignorando le possibilità di guadagno differite nel tempo.
Bias di Omissione
Per bias di omissione si intende quella tendenza sistematica a preferire scelte che comportano l’omissione anziché l’azione, anche quando questo significa esporsi a rischi oggettivamente elevati.
Secondo Daniel Kahneman (pp.464-465 di Pensieri lenti e veloci – Mondadori) il nostro pensiero intuitivo non è facilmente educabile e ostacola il riconoscimento dei segnali ambientali che in certi casi renderebbero necessario il passaggio a un pensiero razionale e critico. Un osservatore esterno è sempre meno coinvolto emotivamente di colui che prende decisioni e compie azioni. Occorre quindi impegnarsi a costruire una “società critica”, nella quale ci siano “osservatori critici” che sappiano avvertirci dei pericoli insiti in certe situazioni decisionali.
Ragionate gente, ragionate!
dott. Alberto Bellomo
Marketing Manager – MT Promozione